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[Recensione] Yashica T5
(troppo vecchio per rispondere)
Marco Ranzani di Cantù
2006-11-24 12:00:01 UTC
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Come promesso, una breve recensione sulla Yashica T5 appena acquistata.

L'esemplare che mi è arrivato dall'Inghilterra è di colore grigio
metallizzato, in buone condizioni estetiche. Ho speso 131 euro, tutto
compreso. Non poco, ma neanche più della media di eBay.

Il primo rullo, da 36 pose, si è bloccato al 24° scatto e ha iniziato a
riavvolgersi. Potrebbe essere un difetto della macchina, ma con altri
rulli non è più accaduto. Anche se non escluderei che possa capitare di
nuovo con rulli da 36.

Ho inserito un Kodak 400 dia da 36 e ho iniziato a scattare. Ero in
interni, con flash sempre acceso. La funzione anti-occhi rossi non è un
granché, partono due lampi piuttosto separati tra loro. Questo potrebbe
far muovere il soggetto prima dello scatto vero e proprio. Come è
accaduto. Curiosamente, la macchina imposta sempre un tempo lento legato
al flash. Questo forse per “catturare” un po’ di luci sullo sfondo senza
dover richiamare per forza una funzione ad hoc. Questo compensa la
stupidità del sistema anti-occhi rossi. Ho utilizzato il flash della
fotocamera e, spesso, un secondo lampeggiatore (Metz 60 con due parabole)
impostato sul diaframma 4 a 400 ISO. Ricordo che la lente è uno Zeiss
Tessar 35 mm f/3,5. Quando ho utilizzato anche la seconda parabola, la
sovra-esposizione è stata piuttosto evidenziata dalla diapositiva; forse,
utilizzato un negativo, non avrebbe guastato. Il migliore risultato è
stato ottenuto con l’accoppiamento con il Metz con una sola parabola
rivolta verso il soffitto. Il piccolo flash della fotocamera non funziona
però poi tanto male a pochi metri, due o tre.

La messa a fuoco, lo scatto e l’avanzamento sono molto rumorosi,
soprattutto se paragonati alla “collega” Olympus Mju, la quale ha anche un
migliore flash anti-occhi rossi che fa capire perfettamente quando
illumina il soggetto e quando scatta a piena potenza. Anche il flash è più
potente nel modello Mju.
È facile sbagliare la messa a fuoco perché, premendo a metà il pulsante di
scatto, l’autofocus si blocca sull’ultimo soggetto inquadrato. Come è
facile dimenticarsi dell’errore di parallasse per soggetti molto vicini.

Uno dei nei maggiori è la batteria di alimentazione da 3V al litio.
Costosissima, intorno ai 5-6 euro (ma qualcuno la vende a 7). Ho
acquistato un kit di ricaricabili, che utilizzerò anche per altri oggetti
alimentati da queste sanguisughe. Esistono in commercio delle ricaricabili
da 3,6 V: attenzione a non metterle dentro le fotocamere!

Il caricamento della pellicola è semplicissimo. L’avanzamento, come ho già
detto è rumoroso, lento e “faticoso”. L’interruttore di accensione è più
razionale dello scomodissimo sportellino scorrevole della Mju.
La Yashica, come l’Olympus, è impermeabile; nelle istruzioni ci si
raccomanda di asciugarla subito non appena si bagni. Forse è vera la
seconda, si tratta pur sempre di un delicato apparecchio elettronico. Che
l’abbiano fatto apposta a farla finto impermeabile, per farla guastare non
appena si bagni un po’?
La chiusura dell’obiettivo avviene tramite un tappo di plastica comandato
elettricamente. Non fa una bella impressione, ma meglio di niente…

Il pulsante di scatto è leggero, fin troppo. Almeno evita degli scatti
mossi.
Il mirino è molto luminoso, anche se i LED che indicano lo stato del flash
e dell’autofocus sono più chiari nell’Olympus Mju, perché sono
semplicemente più vicini al mirino.
Il pozzetto per le inquadrature dall’alto è un’idea semplice e geniale.
Non comprende tutta la scena effettiva, ma permette di cambiare le
prospettive in maniera incredibile. Finalmente si può appoggiare la
macchina in terra per ottenere la vista “dal punto di vista della
formica”!

Veniamo ai risultati.
Le dia sono incredibili, sembrano scattate con una buona reflex. Scarsa
vignettatura, spesso del tutto assente. Ottima nitidezza e grande resa del
piccolo Zeiss, un piacere per gli occhi. Uno scatto su 38 appare con la
messa a fuoco sbagliata, colpa del meccanismo di blocco, mai distrarsi! La
luce del flash è un po’ fredda, come tutti quelli che costano sotto i 300
euro. Ma non è blu. È già qualcosa.
Gli scatti sono più “freschi”, spontanei, meno meditati, da “digitale”,
direi. La leggerezza e l’ingombro ridottissimo giocano a favore del
fotografo che scatta in piena libertà e, qualche volta, indovina la posa.
Trovo che sia eccezionale per il fotografo pigro che vuole una buona
qualità unita a pochi sforzi, se non quello di comporre correttamente
l’inquadratura. Insomma, è ideale per le donne. E per chi vuole un secondo
o terzo corpo che utilizzerà più spesso dei precedenti. Senza l’ossessione
di vedere nello schermino LCD “com’è venuta”.

Devo effettuare altri test, soprattutto con luce naturale. Ma questa prova
è stata piuttosto impegnativa. Ora mi aspetto soltanto di meglio.

Cara Kyocera, quando mi vuoi pagare, sei la benevenuta.
--
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Ulisse2000
2006-11-24 17:11:08 UTC
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Post by Marco Ranzani di Cantù
Cara Kyocera, quando mi vuoi pagare, sei la benevenuta.
La Kyocera sarebbe da mettere in galera (fa anche rima).
Prima ha ucciso ha ucciso Yashica, poi ha ucciso Contax col sistema N
totalmente incompatibile col vecchio e, chiudendo baracca, ha ucciso
definitivamente anche il marchio.

BV
Ulisse

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